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🌸 Empatia tra genitori - Il dono che ci fa crescere insieme

Essere genitori è un viaggio unico, emozionante ma spesso faticoso.  Ci sono giorni in cui ci sentiamo forti, pronti a gestire tutto, e altri in cui ci sembra di arrancare dietro a impegni, imprevisti e stanchezza. In questo percorso, una delle risorse più preziose che possiamo avere non è un consiglio perfetto o una regola universale, ma l’empatia reciproca. Cos’è davvero l’empatia? Empatia significa mettersi nei panni dell’altro, provare a vedere il mondo con i suoi occhi. Tra genitori, questo si traduce nella capacità di capire che le sfide dell’altro possono essere diverse dalle nostre, ma non per questo meno vere o importanti. Un genitore che ascolta senza giudicare, che riconosce la fatica altrui e che offre sostegno sincero, diventa un alleato prezioso. Perché ci fa sentire meglio? Nessun genitore è perfetto, eppure spesso ci sentiamo sotto esame: dagli sguardi al parco, dai commenti non richiesti, dal confronto con ciò che vediamo sui social. L’empatia spezza questa catena ...

💬 Educare i figli è un capitolo della nostra educazione personale - Intervista a Giuseppe Rambaldo

Ogni genitore si trova, prima o poi, davanti a un dubbio educativo: 

“Ho fatto bene?” “Come posso gestire questa crisi?” “Sto facendo abbastanza?”

In questo dialogo ho avuto l’onore di confrontarmi con Giuseppe Rambaldo, pedagogista, educatore, formatore e punto di riferimento per tante famiglie che cercano un modo più empatico, consapevole e autentico di crescere i propri figli.

Abbiamo parlato di crisi emotive, tecnologia, stanchezza genitoriale e del valore (sempre più urgente) dell’ascolto.

Una chiacchierata intensa ma semplice, che lascia spunti pratici e una grande verità: non esiste il genitore perfetto, ma esiste un modo umano e possibile di esserci.

1. Cosa l’ha spinta a diventare educatore?

Sono diventato educatore per motivi autobiografici, legati alla mia storia e alla mia giovinezza. Da ragazzo sognavo di fare il rivoluzionario. Mi è sempre venuto naturale occuparmi di situazioni difficili, cercando di dare un contributo concreto alla società.

2. Quando un bambino vive una crisi emotiva, come possiamo affrontarla senza perdere la pazienza?

La cosa fondamentale è non farsi prendere dall’ansia. È importante restare presenti, calmi e in ascolto, cercando di mettersi nei panni del bambino.

Con la propria presenza, il genitore trasmette sicurezza e tiene a bada l’ansia e le preoccupazioni del piccolo. Se il bambino percepisce che l’adulto non si è spaventato né è fuggito, ma è rimasto lì con lui, allora, per una serie di motivi interiori, si sentirà rassicurato.

È la presenza emotiva, affettivamente rassicurante, che permette di superare la crisi. Questo è ciò che conta davvero.

3. Qual è il suo punto di vista sull’uso della tecnologia da parte dei bambini? Escluderli può davvero isolarli socialmente?

È un tema caldo. Molti specialisti oggi sostengono che la tecnologia vada evitata del tutto, ma secondo me è un falso problema. La tecnologia esiste, fa parte della nostra quotidianità e spesso sono proprio gli adulti i primi ad essere sempre connessi.

I bambini devono sviluppare i loro “anticorpi digitali”, imparando a usare questi strumenti con misura e consapevolezza.

Se un bambino passa troppo tempo davanti allo schermo, forse non ha altri interessi. Il punto allora non è la tecnologia in sé, ma la povertà di alternative.

Il compito del genitore è essere esempio, non imporre divieti assoluti. I bambini devono poter sperimentare: demonizzare non serve. Serve, invece, guidare, partecipare e coltivare insieme i loro interessi.

4. Quando un genitore dovrebbe considerare di rivolgersi a un educatore? Ci sono segnali da non sottovalutare?

Un genitore dovrebbe rivolgersi a un educatore quando sente il bisogno di essere sostenuto, formato, rassicurato.

Può diventare utile quando si avverte il desiderio di crescere nelle proprie competenze educative, o quando si affrontano dinamiche con i figli che ci mettono profondamente in crisi.

Diventare genitori significa anche rimettere in discussione la propria identità.

Rivolgersi a un esperto è un investimento prezioso, soprattutto quando ci sentiamo sopraffatti.

È importante saper distinguere tra il problema del bambino e la nostra insicurezza come genitori. Dovremmo chiederci: "Quanti anni ha mio figlio? Cosa mi sta comunicando con questo comportamento? Cosa gli sta accadendo?"

Educare significa imparare a guardare il mondo con i suoi occhi e a porsi la domanda giusta: “Cosa voglio insegnargli attraverso questa esperienza?”

I bambini esprimono bisogni. A noi spetta il compito di insegnare loro come affrontare le situazioni, senza sostituirci a loro. Serve attenzione, ascolto, presenza.

5. Quanto contano i primi anni di vita nello sviluppo dell’adolescente di domani?

L’educazione è un esercizio di equilibrio e misura.

Il genitore è il modello di partenza da cui il figlio prende ispirazione.

E questa è una responsabilità enorme. Vanno sempre però considerati anche il patrimonio genetico e il contesto sociale.

I figli non sono nostri duplicati, ma interpreti del nostro esempio.

È essenziale accogliere il figlio reale, lasciando andare l’immagine ideale che potremmo avere di lui.

Il cervello del bambino, in condizioni adeguate di nutrimento, protezione, sonno e affetto, ha già in sé le risorse per svilupparsi in modo sano.

Il nostro compito è offrire quella base sicura da cui partire.

6. C’è un libro o un autore che consiglierebbe a un genitore che desidera crescere insieme ai propri figli?

Consiglio spesso i libri di Daniel J. Siegel, psichiatra, perché unisce rigore scientifico e approccio umanistico.

Tra i suoi testi, suggerisco in particolare:

  • Esserci. Come la presenza dei genitori influisce sullo sviluppo dei bambini e aiuta a   far crescere figli sicuri di sé
  • La sfida della disciplina. Governare i capricci e le crisi di rabbia dei figli con la mindfulness e il metodo No-Drama
  • Le 12 strategie rivoluzionarie per coltivare la mente in crescita del bambino 

In fondo, non servono grandi cose, ma pochi principi chiari e una serenità di fondo da parte dell’adulto.

Conclusione

Grazie, Giuseppe, per aver condiviso il tuo sguardo lucido e prezioso sull’infanzia.

Le tue parole sono una carezza per tutti quei genitori che, ogni giorno, cercano di essere una presenza autentica nella vita dei più piccoli.

L'attività professionale di Giuseppe Rambaldo educatore consulente pedagogico


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